PRESTAZIONI di neuropsichiatria per l'età evolutiva a Genova e Savona

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Il Dr. Gaggero Roberto, Medico Neuropsichiatra e Psicoterapeuta infantile, a Genova e Savona, aiuta i suoi pazienti ad affrontare i disturbi e le problematiche che possono insorgere durante lo sviluppo, dalla nascita sino all’adolescenza e all’età adulta.


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Cos'è la neuropsichiatria?

E' quella specialità della medicina che si occupa dei disturbi dello sviluppo psicomotorio, linguistico, cognitivo, psicologico e relazionale dall’infanzia all’età adulta.


Il Dr. Gaggero è medico specialista in neurologia e psichiatria dell'età evolutiva, con formazione in psicoterapia, e vanta una lunghissima esperienza nel settore.

Neuropsichiatria dell’età evolutiva e dell’adulto 

In generale i suoi campi di interesse sono:

  • disturbi dello sviluppo psicomotorio e delle funzioni motorie complesse 
  • disturbi dell'apprendimento
  • disturbi del linguaggio
  • autismo infantile 
  • esordio dei problemi psichici dell’età adulta
  • deficit di attenzione con iperattività 
  • ansia nell’infanzia, adolescenza ed età adulta 
  • fobia scolare
  • depressione nell'infanzia, adolescenza ed età adulta
  • disturbi del comportamento alimentare (anoressia e bulimia)
  • disturbi di personalità dell’ adolescenza
  • disturbi del comportamento e del funzionamento sociale
  • “crisi” adolescenziale
  • disturbo di regolazione del comportamento e delle emozioni 
  • disabilità mentale
  • disturbi del sonno
  • disagio psicologico del paziente anziano.

I problemi di sviluppo del bambino e dell'adolescente: come aiutare i bambini e gli adolescenti in difficoltà.

Lo sviluppo psicologico inizia già prima della nascita e si suddivide in diverse fasi:

nei primi anni di vita il bambino impara a muoversi, a parlare, a entrare in contatto con gli altri, a controllare le funzioni del corpo (alimentazione, sonno, sfinteri).

Dopo i tre anni inizia a entrare “in società”, a stabilire rapporti con i coetanei, ad apprendere informazioni nuove ogni giorno.

Arrivato all'età di 12-13 anni entra in adolescenza, periodo nel quale diventa una persona autonoma, con le sue idee, i suoi interessi, i suoi desideri sessuali.

Alla fine dell’adolescenza il giovane entra nel mondo degli adulti:  indipendenza, identità, lavoro, scelte sessuali, autonomia famigliare, separazione dal proprio passato infantile.

Lo sviluppo di ciascun individuo è influenzato dal tipo di “attaccamento” precoce secondo la teoria di Bowbly: un attaccamento “sicuro” rispetto alle figure genitoriali e al nucleo famigliare favorisce l’adattamento e il buon controllo emotivo, mentre un attaccamento “insicuro” (ansioso o distaccato) crea difficoltà di sviluppo della personalità.


Ogni funzione può svilupparsi regolarmente oppure con difficoltà di diverso livello: riconoscere rapidamente tali problemi è indispensabile per comprendere e dare un aiuto adeguato. I modi per aiutare i nostri figli sono diversi (supporto psicologico, intervento educativo, esperienze sociali, farmaci), sempre utili per migliorare la qualità della vita, richiedono sempre la collaborazione e il coinvolgimento della famiglia.


Di fronte a ogni dubbio relativo al benessere dei minori è necessario chiedere aiuto e “togliersi i dubbi”, che fanno sempre male.

Alcuni argomenti di interesse generale

Come affrontare i problemi psicologici dei “non più giovani” (maturi e anziani)

Oggi in Italia, specie in Liguria, una persona su tre ha più 60 anni. Sappiamo che in questa fascia di età i problemi psicologici aumentano e spesso compaiono (vedi ansia e depressione).

Ciò nonostante l’interesse per affrontare e curare tali problemi è ancora molto scarso: si parla quasi sempre solo di bambini, adolescenti e giovani adulti. In realtà il disagio del mondo dei “grandi” è una emergenza che aumenterà molto nei prossimi decenni.


L’anziano non è solo (per fortuna) il paziente con demenza; molti, sempre di più, invecchiano bene e a lungo fisicamente, ma con molte difficoltà psicologiche e sociali.

Per tali motivi da alcuni anni il Dr. Gaggero ha studiato tali problemi e il loro trattamento, proponendo un intervento di sostegno, soprattutto psicologico. Un ciclo di 4 incontri nel corso di alcuni mesi per comprendere le difficoltà, dare consigli e suggerimenti atti a migliorare lo stile di vita, coinvolgendo la famiglia.

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    Una parte del trattamento psicologico si basa sui principi della meditazione e sulle tecniche di rilassamento corporeo. In alcuni casi è certamente  necessario un intervento  farmacologico, sempre molto semplice con dosaggi contenuti e con controlli molto attenti.  


    Una particolare attenzione deve essere riservata  ai problemi del sonno, molto spesso presenti. Questo consente di migliorare la qualità di vita del del soggetto e della sua famiglia.


    Quindi se ti senti sempre stanco, annoiato, preoccupato, demotivato e impaurito  ti  propongo  di avviare questo semplice e breve iter di aiuto, che apre anche alla speranza che a tutte le età si può fare molto per vivere meglio.

I disturbi del sonno

La Società Italiana di Pediatria ha segnalato che in Italia i disturbi del sonno interessano 20-30 % dei bambini e degli adolescenti; si tratta di una percentuale forse in difetto sulla reale portata del problema. Recentemente è stato anche detto che tutti noi, dal bambino all’anziano, abbiamo perso un’ora di sonno al giorno.


Ovviamente è necessario distinguere i problemi delle diverse età. Il lattante nei primi mesi ha un sonno ancora frammentato e discontinuo, legato anche all’allattamento; poi il sonno tende a stabilizzarsi, ma intorno all’anno di età  molti bambini si risvegliano molte volte ogni notte cercando i genitori; poi compaiono i risvegli in uno stato di intensa paura (pavor nocturnus), durante i quali il bambino appare del tutto non consolabile e avvicinabile.

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    Vi sono poi bambini, per fortuna meno frequentemente osservati, che presentano una grave disregolazione del bioritmo sonno-veglia: sino all’età di 3-4 anni dormono molto poco e in modo irregolare e discontinuo. I genitori sono disperati. Necessitano di un aiuto immediato.


    In età prescolare e scolare poi, con l’insorgenza dei distubi d’ansia,  si osservano sempre più bambini  con insonnia d’addormentamento o con risvegli ripetuti; altri bambini tornano a dormire nel lettone con i genitori sino alla soglia dell’adolescenza.


    Poi in adolescenza la tendenza “a fare della notte il giorno” è fortissima: di notte si sta davanti al telefonino o al PC , di giorno si dorme sino alle tre del pomeriggio. Si va da casi nei quali questa abitudine è ancora limitata a situazioni nelle quali  la vita del ragazzo è completamente “stravolta”. Tale problema è spesso associato a disturbi psicologici importanti.

    Nell’adulto poi il problema dell’insonnia diventa molto frequente per diversi motivi; spesso non si fa alcun tentativo di  trattamento, altre volte si abusa malamente dei farmaci.


    Infine nella terza età il sonno è molto spesso disturbato, con risvegli ripetuti e precoci; si associano le apnee in sonno e i disturbo del comportamento nella fase del sogno.


    Tutte queste condizioni meritano un trattamento specifico.

La crisi adolescenziale

Perché vostro figlio (o vostra figlia), che è stato un bambino tranquillo fino a 11-12 anni quasi improvvisamente diventa chiuso, scontroso, ribelle, qualche volta triste, altre volte inspiegabilmente allegro? Si dice che diventa un adolescente. Ma cosa vuol dire? L'adolescenza è diventata una parola “magica”, che spiega e giustifica tutto.


In realtà non è così, l'adolescenza è un periodo della vita, come altri, complesso e difficile, ma non comporta di per sé gravi disturbi del comportamento e delle emozioni.

Non si possono accettare importanti disturbi psicologici solo perché si osservano in fase adolescenziale.

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    E' vero però che in questo periodo della vita emergono più frequentemente importanti disturbi psichici (ansia, fobie, disturbi bipolari, abuso di sostanze etc). Questo dipende da fattori biologici (lo sviluppo del cervello), ormonale (la pubertà sessuale), psicologici (il passaggio dalla fase di crescita alla vita dell'adulto), sociali (l'origine dell'identità personale). 


    Non tutte le modificazioni della vita in adolescenza sono una manifestazione patologica, ma non si possono considerare tutti i cambiamenti solo come una manifestazione transitoria e non significativa.


    E' sempre necessario fare una diagnosi chiara e definita, che metta in evidenza i fattori di rischio, senza però creare paure e sfiducia. Vi sono molte possibilità di intervento, alcune anche molto semplici e di rapida realizzazione. Soprattutto si deve sempre mantenere la fiducia nelle possibilità di cura ed evitare la tendenza alla rassegnazione, al distacco, alla rinuncia.

Mio figlio va male a scuola

In questi ultimi anni è stato osservato che solo una minoranza degli studenti (a partire dalle scuole elementari sino alle superiori) frequenta la scuola con successo, senza problemi e con soddisfazione (si arriva a ipotizzare solo un 20-30%).


La maggioranza mostra difficoltà di vario tipo:

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    a) problemi di apprendimento di lettura, scrittura e calcolo nei primi anni della scuola elementare; 

    b) difficoltà ad accettare le regole della scuola con tendenza all'instabilità attentiva e all'iperattività; 

    c) segni di disagio nel rapporto con i coetanei (isolamento, bullismo, aggressività); 

    d) un elevato stress e affaticamento, che determina disturbi somatici (mal di testa ad es.) e sintomi di ansia (con sempre più frequenti fobie scolari, che conducono spesso all'abbandono della scuola); 

    e) in adolescenza fallimenti e crisi di demotivazione (“a che cosa serve poi studiare? Intanto non c'è futuro per nessuno”).


    Non stupitevi quindi se vostro figlio ha dei problemi a scuola; si può e si deve cercare di individuare il problema (ivi comprese le carenze educative della scuola stessa), di comprendere il ragazzo e di cercare delle soluzioni concrete. In alcuni casi la difficoltà scolastica è l'espressione di un disagio psicologico, che deve essere trattato, altre volte i fattori determinanti il problema sono esterni. 


    L'intervento prevede il coinvolgimento del ragazzo, della famiglia, della scuola e di operatori specializzati nel sostegno pedagogico.


Come devo educare mio figlio?

Questa antica domanda viene oggi riproposta con intensità e preoccupazioni molto accentuate. Da molti decenni ormai i modelli educativi classici sono stati criticati e abbandonati (anche se persistono ancora oggi ambiti famigliari, nei quali vengono riproposti in modo rigido, creando un “bel mondo antico” un po' isolato e anacronistico, che mette i ragazzi in conflitto con la realtà esterna).


La maggioranza dei genitori non ha un modello educativo riconosciuto e ben definito, ma subisce le influenze di diverse e talora contraddittorie proposte, finalizzate essenzialmente a garantire al minore il successo sociale. L'efficientismo, la competitività, la meritocrazia, il tecnicismo esasperato sono anche gli slogan proposti ogni giorno dalla scuola, che si propone in modo compulsivo di riformarsi continuamente (ormai da più di 50 anni). Il narcisismo (“amo solo me stesso”) e l'onnipotenza (“posso fare tutto da solo”) sono alla base di tale impostazione educativa. Accanto a questi principi, che esaltano l'individualità, emergono altri aspetti compensatori: un vago ecologismo, una forte valorizzazione delle emozioni (“va dove ti porta il cuore”), l'invito a una formale solidarietà.


La domanda che dobbiamo porci, come genitori e come operatori della salute mentale, è la seguente: quale tipo di educazione favorisce maggiormente uno sviluppo psicologico sereno e valido?

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    Non esiste certamente una risposta univoca. Ma si può affermare in modo consapevole  che l'attuale educazione non è una soluzione valida; non si deve rimpiangere l'impostazione repressiva del passato, ma è necessario anche in questo campo fare ricerca. 


    Non esasperare il mito del successo individuale e la continua ricerca di conferme del proprio “Io”. Insegnare e accettare i limiti propri della nostra condizione (quindi non onnipotenza, ma umiltà, dubbio, anche insicurezza), mantenere viva l'idea che è sempre possibile e necessario essere aiutati dagli altri, conservare sempre l'autonomia e l'indipendenza del proprio pensiero. 


    Sono questi alcuni elementi essenziali utili per favorire uno sviluppo adeguato della personalità. Come educatori abbiamo sempre bisogno di rispettare i nostri figli e di non seguire passivamente le influenze del mondo esterno.

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